Situata nel cuore della bellissima Palermo, la Fontana Pretoria, conosciuta anche come fontana della vergogna, rappresenta una delle opere urbanistiche più belle della città. Non tutti conoscono la storia travagliata di questa fontana e il motivo per cui viene chiamata in questo modo.
La fontana fu realizzata nel 1554, su commissione del nobile spagnolo Don Luigi de Toledo. L’artista è invece Francesco Camilliani.
Vediamo perché viene chiamata fontana della vergogna.
La Fontana Pretoria, situata nel centro storico di Palermo, rappresenta uno dei monumenti più iconici e caratteristici della città. Chiunque passi tra i Quattro Canti e la chiesa di San Giuseppe dei Teatini non può fare a meno di ammirarla. Non tutti sanno, però, che la fontana è caratterizzata da una storia interessante e molto intricata.
La fontana fu costruita nel 1954 dall’artista Francesco Camilliani, su richiesta del nobile spagnolo, Don Luigi de Toledo.
Circa vent’anni dopo la costruzione, il nobile fu però costretto a venderla al senato palermitano, a causa dei troppi debiti di famiglia.
La fontana fu, dunque, ceduta per circa 30mila scudi. L’acquisto, inoltre, fu fatto in un periodo di profonda miseria e carestia per la città di Palermo e, per questo motivo, essa divenne in poco tempo simbolo di vergogna, scorrettezza e mal costume, in collegamento con il comportamento di alcuni politici.
Proprio per questo, ora, essa viene denominata Fontana della Vergogna.
In realtà, però, le storie sulle origini di questo soprannome sono molteplici. Un’altra versione, infatti, riporta che il soprannome sia stato dato perché dinanzi la fontana fu aperto un convento. Le suore, dunque, erano costrette a coprirsi il volto per evitare di vedere le parti intime delle statue. Addirittura, si dice che durante la notte, le suore del convento scesero in strada con l’intento di distruggere i genitali maschili delle statue, stanche di avere dinanzi quella vista.
Il monumento, caratterizzato da numerose statue di marmo di Carrara è costituito da ben tre livelli colmi di significati simbolici.
Alla base della fontana, infatti, vi sono 4 vasche scontornate da statue allegoriche dei fiumi di Palermo (l’Oreto, il Papireto, il Gabriele e il Maredolce). Ad ornare i fiumi vi sono una serie di tritoni e sirene.
Il primo livello si collega poi al secondo attraverso una scalinata. Quest’ultimo è caratterizzato da teste di animali e mostri mitologici, dalla cui bocca esce l’acqua. Diverse le figure mitologiche caratterizzanti questo settore.
Infine, al terzo livello vi è una vasca più piccola su cui si poggia la statua di Bacco.
Proprio per la strabiliante tecnica artistica e la complessità mitologica trasmessa dalle statue, il poeta Antonio Veneziano ha cercato di interpretare i significati intrinsechi nell’opera.
Una delle considerazioni più interessanti del poeta fu quella di attribuire alla statua sovrastante la fontana, la figura del Genio di Palermo, una sorta di protettore della città.
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